Categories
Hacking News

Muore definitivamente anche Pirate Bay.

Finisce un’era. E forse ne comincia un’altra. Cade il punto di riferimento di una delle più ferventi community del P2P: si reincarnerà in una realtà serverless e virtualmente inafferrabile

The Pirate Bay: addio tracker

Roma – Questa volta The Pirate Bay è morta per davvero, perché a ucciderla sono stati i suoi stessi creatori. Ma si tratta di un’eutanasia che ha in serbo una rinascita potenzialmente deflagrante, capace in un sol colpo di nullificare le “indagini” antipirateria e traghettare una rete tradizionalmente centralizzata – quella basata su protocollo BitTorrent – in un network “serverless” e decentralizzato a tutto tondo. Un po’ come eMule e la sua rete Kad, ma cento volte più veloce.

Dopo più di sei anni di onorato servizio, con una operatività che recentemente andava a singhiozzo per via delle tante batoste in tribunale e della mancata vendita a una poco trasparente società svedese di Internet cafè, il tracker di The Pirate Bay – ovverosia i server su cui gli utenti facevano affidamento per connettersi ai peer e condividere i contenuti – va definitivamente in pensione sostituito da un sistema decentralizzato multi-componente per cui non serve nemmeno il download di un file .torrent per avviare il download.

Fermo restando il motore di ricerca sempre disponibile al solito indirizzo web, tutto il resto dell’infrastruttura “pirata” di TPB è stato completamente rinnovato: invece che con i torrent (che continuano a essere presenti ma sono destinati a sparire), ogni download viene ora avviato attraverso un Magnet link che punta, direttamente dal browser, all’hash di una qualsiasi risorsa scambiata su reti di P2P (in questo caso BitTorrent) senza passare per un puntatore “impacchettato” e da scaricare sul client locale.
[ad]
Dai link magnetici si passa poi ai due componenti che prendono il posto della principale funzione del tracker, ovverosia la Distributed Hash Table e lo scambio di peer tra i peer stessi (PEX). A queste due modalità di connessione e ricerca fonti serverless viene demandata la fondamentale ricerca dei client da cui scaricare, trasformando nei fatti TPB in un semplice motore di ricerca di file su BitTorrent come ce ne sono tanti, partendo però da quel sito di file sharing a tutto tondo che è stato sin’ora.

“Ora che il sistema decentralizzato per la ricerca di peer è così ben sviluppato” scrive la crew della Baia sul blog del portale, “TPB ha deciso che non c’è più alcuna necessità di gestire un tracker”. La fine di un’era appunto, ma di un’era che “non risultava più al passo coi tempi”. Il server che aveva sin qui gestito il tracker della Baia può – letteralmente – finire in un museo, dicono i pirati svedesi.

Ma nello “shutdown” forzato del tracker TPB c’è di più, perché quelli della Baia stanno lavorando dietro le quinte per cercare di convincere anche gli altri portali BitTorrent a fare lo stesso passo, “magnetizzando” i download e demandando alla rete di hash del DHT il compito di fornire il servizio di ricerca fonti principale. Così facendo la dismissione del tracker svedese sarebbe foriera di una reazione a catena ineludibile e dalle conseguenze globali.

E le conseguenze non sarebbero soltanto di tipo tecnologico ma anche legale, visto che una delle caratteristiche prominenti nella ricerca di vittime su BitTorrent da parte delle organizzazioni “antipirateria” è proprio la presenza di un tracker da cui far partire le indagini. In forse anche il processo svedese ai responsabili di TPB, che con la trasformazione del tracker in un sistema serverless avrebbero paradossalmente – e a quanto pare involontariamente – ottemperato a una delle richieste fondamentali fatte dai giudici che li hanno a più riprese condannati.

Intanto che TPB prova a dar vita alla rivoluzione dei download su BitTorrent, infine, il “marchio” del portale continua tenere banco in Svezia dove c’è chi ha pensato bene di registrare il copyright del famigerato galeone assurto negli anni a simbolo del sito, e chi come il provider Black Internet decide di dare battaglia in tribunale contro l’ingiunzione – a suo dire illegale – che l’aveva costretta a tagliare l’accesso alla Baia.

Alfonso Maruccia  – http://punto-informatico.it/2753896/PI/News/the-pirate-bay-addio-tracker.aspx

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.